Lettera della Beata Elisa alle “Figlie di S. Maria di Leuca” letta da mons. Vito Angiuli
nella Messa di ringraziamento dopo il rito di beatificazione (Leuca, 25 giugno 2023)
Miggiano, 27 giugno 2023

 

Cara suor Ilaria,
care figlie,
sono proprio io, Madre Elisa, a scrivervi questa lettera. Ho chiesto a mons. Angiuli di leggerla in questo giorno di fraterna letizia per continuare ad assaporare la gioia provata durante la Messa e il rito della mia beatificazione.

È stata la gioia di tutta la nostra famiglia spirituale: di voi che siete sulla terra e di tutte le consorelle che sono con me in cielo. Alla dimensione pubblica dell’avvenimento segue ora quella privata. Come Gesù e gli apostoli, anche noi sentiamo il bisogno di ritirarci “nel deserto”, in un “luogo appartato”, per gustare più profondamente i doni che abbiamo ricevuto dal Signore. La Casa Madre di Miggiano è il nostro focolare generativo, il fecondo grembo materno da cui siete nate tutte voi. Domenica sera, il cortometraggio Germoglia il grembo, ha messo in evidenza che la storia della nostra Congregazione non è altro se non un parto spirituale. Anche il miracolo, avvenuto per mia intercessione, conferma che la nostra spiritualità ha una specifica caratterizzazione materna e una evidente finalità generativa.

«Mi indicherai il sentiero della vita» (Sal 15,11)

Vi esorto pertanto ad essere donne generatrici di vita: a mettere in luce e dare luce alla vita di tutti coloro che incontrate sul vostro cammino. Sappiate, però, che la fecondità spirituale deriva dal rapporto con Gesù Cristo, luce vera che illumina ogni uomo. Come è avvenuto per me, Cristo sia l’unico amore della vostra vita. Perciò, cantate con il salmista: «Sei tu, Signore, l’unico mio bene». Non cercate un altro senso alla vostra vita, se non la relazione e il rapporto d’amore con Cristo. Sia lui il vostro bene, il solo bene, l’unico vostro bene!

Quasi facendo eco a queste mie parole, sant’Ambrogio commenta: Gesù Cristo «è il bene che pervade tutto, e tutti viviamo in esso e da esso dipendiamo, mentre esso non ha nulla al di sopra di sé, ma è divino. […] Siamo morti con Cristo; portiamo sempre e in ogni luogo nel nostro corpo la morte di Cristo perché anche la vita di Cristo si manifesti in noi. Dunque, ormai non viviamo più la nostra vita, ma la vita di Cristo, vita di castità, di semplicità e di tutte le virtù. Siamo risorti con Cristo, viviamo dunque in lui, ascendiamo in lui»[1].

Impegnatevi, pertanto, a comprendere meglio «il sentiero della vita» (Sal 15, 11). Esso consiste nel «fare la volontà del Padre» (cf. Mt 7, 21). Seguite il mio esempio e camminate sempre e solo alla luce della volontà di Dio. Vi ricordo una importantissima verità che vi ho richiamato più volte: «La vita e le opere di un Istituto religioso sono vita e opera di Dio di cui noi non siamo che strumenti»[2].

Siate, dunque, strumenti docili nelle mani della divina Provvidenza. I frutti saranno copiosi e abbondanti sulla terra e in cielo. Per questo ripetete spesso l’invocazione del Padre nostro: «Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra». Con san Cipriano, vi esorto a domandare «che la volontà di Dio si faccia in cielo e in terra: che l’una e l’altra cosa riguardano il perfetto compimento della nostra giustificazione e salute. Infatti, noi possediamo un corpo che viene dalla terra e uno spirito che viene dal cielo: così, siamo terra e cielo. E, quindi, in realtà, chiediamo che la volontà di Dio sia fatta nell’uno e nell’altro, cioè nel corpo e nello spirito […]. Così, ogni giorno, o meglio a ogni istante, preghiamo che in noi sia fatta la volontà di Dio in cielo e in terra: perché questa è la volontà di Dio, che le cose terrene cedano alle celesti, e prevalga ciò che è spirituale e divino»[3].

Le cinque fasi di una storia d’amore

Questo è il sentiero della mia santità. Come una splendida luce ha illuminato tutta la mia esistenza. Ora desidero che rischiari anche il vostro cammino. Ve lo ripeto: Siate docili strumenti nelle mani di Dio. Seguite l’esortazione della Vergine Maria: «Fate tutto quello che vi dirà» (Gv 2, 5). E, come ha sottolineato mons. Angiuli nella riflessione durante la Veglia di preghiera, queste cinque parole della Vergine vi orientino ad ascoltare le cinque parole di Gesù: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40).

Alle cinque parole della Vergine e di Gesù corrispondono le cinque fasi della mia storia d’amore con lui: l’innamoramento, il fidanzamento, le nozze mistiche nel tempo, la fecondità materna e generativa nel mondo, la consumazione delle nozze mistiche in cielo. Vi svelo come sono andate le cose.

1. Fin da giovane mi sono innamorata di Gesù. È stato un colpo di fulmine. Affascinante, irresistibile, inarrestabile. Non ho saputo e non ho potuto resistere. Sono stata letteralmente trascinata dal suo amore e non ho opposto nessuna resistenza. Ero giovane, ma non ci ho pensato due volte.  Ho detto subito di sì. Senza ritardi, senza reticenze, senza tentennamenti. L’amore, quello vero, quando accade è come un fuoco divorante. Brucia senza consumarsi e senza consumare. Semplicemente incendia. Si è acceso un falò che non si è più spento. Nello splendore di quella luce, come in un baleno, ho intravisto tutta la vita e, in dissolvenza, mi è parso di scorgere anche i vostri volti.

2. Mi siete diventate care prima ancora di conoscervi personalmente. Allora ho deciso che dovevamo stare insieme in una “Pia unione”. Dall’innamoramento è sbocciato il fidanzamento con Gesù e una unione più stretta con voi. Ci siamo scambiati la promessa di un amore eterno. Non l’ho fatto da sola, ma attorniata dalle vostre persone. È stato come se, in un solo atto, ci siamo strette tra di noi e abbiamo insieme abbracciato il nostro comune amore. Il fidanzamento è una promessa d’amore, un atto di fiducia. Il termine, infatti, deriva dal latino fides che significa letteralmente fede, fiducia reciproca nella promessa di restare sempre insieme. Non una promessa generica, ma una precisa dichiarazione di unirci presto in matrimonio, testimoniata dal dono dell’anello di fidanzamento che, di solito, precede idealmente la fede nuziale.

3. Dal fidanzamento al matrimonio il passo è stato breve. Così ho stipulato con Gesù le nozze mistiche in terra e alla “Pia unione” è succeduta la Fondazione dell’Istituto. Che cosa è successo dopo è storia che conoscete bene. Quello che non potete immaginare è la gioia che ho provato nel vedere riconoscere ufficialmente dalla Chiesa la verità del nostro carisma. Mi ha confortato sapere che non mi ero sbagliata. Che non avevo intrapreso il cammino spinta dall’emozione o dalla mia volontà. E che era, invece, un desiderio di Dio. Lui mi aveva pensata da sempre. Ed aveva atteso il momento propizio per realizzare il suo disegno d’amore. Non mi rimaneva altro da fare se non correre per le strade del mondo e gridare a tutti la grandezza e la dolcezza del suo amore. E così ho fatto.

4. Il matrimonio con il Signore ha sviluppato in me una feconda maternità. Ho generato figlie in molte parti del mondo e vi ho dato una comune regola di vita. Ora vi rivolgo alcune esortazioni: i miei insegnamenti non devono restare parole, ma devono spingervi a vivere secondo il comandamento dell’amore al Signore e al prossimo. La vitalità della nostra Congregazione non dipende solo dalle riunioni, dagli incontri, dai discorsi per la formazione. Occorre costruire la vita fraterna nella comunità. Per questo formulo un sentito elogio per chi tra di voi si prende cura delle sorelle più anziane e si mette a servizio dei ragazzi e delle famiglie, dei poveri e dei malati. Non siate pigre nello zelo. Gareggiate nella stima reciproca. Mettetevi all’opera con generosità e coraggio. Non stancatevi di lavorare per le necessità concrete del Regno di Dio e per il bene delle persone che incontrate sul vostro cammino.

Non siate solo uditrici delle mie parole, ma operatrici di pace e di fraternità. Non ammirate soltanto le mie virtù, ma impegnatevi a seguire il mio esempio. Non ripetete stancamente il mio insegnamento, ma siate donne sapienti e creative. Sarà beata chi non si ferma alla teoria, ma opera nella vita e porta avanti i propri impegni, con sacrificio e amore costruttivo, nonostante le difficoltà che incontra. La preghiera vi aiuti a vivere il vostro cammino di santità. Nella misura in cui sarà una forte esperienza di Dio, vi spingerà a cercare sempre la sua volontà e a incontrare il prossimo, per amarlo e servirlo con dedizione materna.

5. Con il rito della beatificazione ho stipulato le nozze mistiche in cielo. È stata una festa straordinaria. Bellissima. Quella che avete celebrato sul Piazzale della Basilica di Leuca ha solo una pallida somiglianza con quella che abbiamo vissuto in cielo. Sono stata rivestita di uno splendido abito nuziale e avvolta dalla sfolgorante luce della Trinità, mentre gli angeli e i santi, come un immenso coro di mille voci, hanno intonato inni di una dolcissima melodia. Impossibile descrivervi compiutamente la scena. Le parole del salmista lasciano trasparire tutta la bellezza del rito celeste: «La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d’oro è il suo vestito. È presentata al re in preziosi ricami; con lei le vergini compagne a te sono condotte; guidate in gioia ed esultanza entrano insieme nel palazzo del re» (Sal 45, 14-16).

Care sorelle, accanto a me c’era suor Teresa Lanfranco, il cardinale Gilberto Agustoni e tutte le altre nostre consorelle. Venite anche voi dietro di me. Formate il corteo nuziale e intonate l’inno di gioia con le parole con le quali il vescovo, mons. Vito Angiuli, ha cantato questo mistero nel suo testo L’annuncio dell’Angelo a Maria: «Sù venite, amiche, alla festa / chè lo Sposo, veloce, s’appressa / di profumi il corpo si vesta / s’incoroni di fiori la testa. / Il corteo nuziale ora s’avanza / m’introduce il re nella sua stanza / con inni di gioia ed esultanza / incomincia per sempre eterna danza»[4].

La gioia della mia beatitudine vi spinga all’imitazione delle mie virtù e vi sostenga a mantenere viva e in modo creativo l’ispirazione originaria. Vi saluto con questo mio materno messaggio: «Care figlie, non temete. Non vi abbandonerò mai e non vi lascerò sole. Sarò sempre con voi. E se voi sarete fedeli al carisma che lo Spirito ci ha donato, saremo sempre insieme nel tempo e nell’eternità. Vi sto preparando un posto, così potremo cantare le lodi alla Santissima Trinità insieme con la Vergine di Leuca, gli angeli e i santi, le nostre sorelle defunte, suor Teresa Lanfranco e il cardinale Gilberto Agustoni. Vi aspetto in cielo. Siate sempre liete nel Signore!».

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