Galatina, 4 maggio 2018 – Chiesa San Biagio: Sala Monsignor Gaetano Pollio.

Convegno per l’inaugurazione della strada intestata alla Serva di Dio galatinese

Madre Elisa Martinez, Fondatrice delle Suore “Figlie di Santa Maria di Leuca”

Intervento di Mons. Sabino Amedeo Lattanzio, Postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione della Serva di Dio Madre Martinez.

Saluto il signor Sindaco di questa splendida città di Galatina, il dott. Amante Marcello Pasquale e, nella sua persona, tutta l’Amministrazione Comunale, l’Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Otranto, mons. Donato Negro qui rappresentato dall’arciprete mons. Aldo Santoro e da alcuni suoi sacerdoti. Ringrazio la Madre Generale della Congregazione Religiosa delle Figlie di Santa Maria di Leuca, suor Ilaria Nicolardi, di avermi invitato per questa circostanza in cui il Comune di Galatina ha voluto intitolare una via alla illustre concittadina e Fondatrice delle Figlie di Santa Maria di Leuca, la Serva di Dio Madre Elisa Martinez.

Mons. Sabino Amedeo Lattanzio scaled 2 1

Galatina, stando a una solida tradizione orale, è segnata dal ricordo del passaggio dell’apostolo San Pietro durante il suo viaggio da Antiochia a Roma. Ma non possiamo non fare memoria degli ottocento Santi Idruntini che nella vicina Otranto nel 1480 testimoniarono con il sangue la loro fedeltà a Cristo. Perciò questa terra benedetta vanta non solo origini antichissime di vita cristiana, ma anche di storia gloriosa che non cessa ancora di produrre frutti genuini di santità.

Tra questi emerge la Serva di Dio Elisa Martinez, di cui il 12 novembre del 2017 si è conclusa la Fase Diocesana della Causa di Beatificazione e Canonizzazione, introdotta il 17 novembre dell’anno precedente.

Madre Elisa, al secolo Elisa Maria Annunziata Antonia Giuseppa Martinez, primogenita di otto fratelli, nacque a Galatina il 25 marzo 1905 nel palazzo di famiglia ubicato in piazza Giuseppe Lillo. Fu battezzata nella parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo il successivo 16 aprile.

Suo papà Giacomo, proveniente da una famiglia di professionisti, laureato in Giurisprudenza, era capostazione a Lecce. Sua madre, Rizzelli Francesca, per tutti “Donna Chicchi”, proveniva da famiglia di nobile lignaggio.

Dai genitori Elisa ereditò sani principi morali e religiosi, larghezza di vedute e spirito di intraprendenza. Come era usanza di molte famiglie della medio-borghesia meridionale, la famiglia Martinez, dalla primavera fino all’inizio dell’autunno, si trasferiva in campagna ai “Padùli”, sulla strada che da Noha porta a Collepasso dove possedevano una masseria.

Crescendo sempre più il desiderio di seguire il Signore nella via della consacrazione, Elisa sentiva il bisogno di partecipare quotidianamente alla santa Messa e di comunicarsi. Nel periodo in cui dimorava in campagna, si alzava alle prime luci dell’alba e, a piedi o con il calessino, raggiungeva la vicina Collepasso. Il papà, che aveva su di lei grandi progetti mondani, notando questa forte inclinazione religiosa della figlia, per distoglierla, organizzava continui festini. Ma lei non sentiva alcuna attrazione e, dopo una breve sosta di cortesia in mezzo agli invitati, salutava rispettosamente i presenti per ritirarsi in preghiera nella cappellina presente all’interno della masseria. Alla fine suo padre, molto rispettoso della libertà altrui, si arrese, lasciando libera la figlia di realizzare il suo ideale di consacrazione totale al Signore. Avendo conosciuto a Lecce la Congregazione francese delle “Suore di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore”, nel 1928 Elisa partì in Francia ad Angers per il Noviziato. Dopo un breve periodo di vita religiosa, per motivi di salute fu costretta a ritornare in famiglia, ma senza mai perdere di vista l’ideale di consacrazione. Infatti, nel 1932 pensò di dare inizio a una nuova forma di vita religiosa che si concretizzerà nel 1938 a Miggiano con la “Pia Unione dell’Immacolata” che il vescovo di Ugento, mons. Giuseppe Ruotolo, nel 1941 eresse in Istituto di Diritto Diocesano, suggerendone il nome in “Figlie di Santa Maria di Leuca”, il cui carisma è di dedicarsi a servizio dell’infanzia, dell’educazione delle ragazze, a favore dell’apostolato parrocchiale e a vantaggio degli ultimi e dei sofferenti.

Stando alle testimonianze processuali, Madre Elisa si è sempre contraddistinta per l’amore verso l’infanzia e gli indifesi “era un tratto proprio del suo carattereGià da adolescente, in campagna, riuniva intorno a sé i bambini; li intratteneva con giochi e insegnava loro a pregare”. Questa caratteristica – specie del trasporto verso l’infanzia – fu incrementata frequentando gli studi delle magistrali.

Questa piccola–grande donna, seguendo l’esempio di Maria Santissima, si è svuotata totalmente di sé per lasciarsi riempire dal Signore, divenendo umile strumento nelle Sue mani perché il Suo Regno e la Sua carità senza confini e senza limiti contribuissero a diffondersi sino ai confini della Terra, a vantaggio di tanti fratelli e sorelle. Infatti, nonostante la sua fragile salute, con grande slancio missionario e  impegno costante e generoso, personalmente e attraverso le sue figlie, ha esteso la sua carità in diverse parti d’Italia e del mondo, impiantando opere molto efficienti.

Pur segnata dal sigillo della Croce, Madre Martinez non si è mai tirata indietro, convinta che il Signore l’aveva scelta per questo grande compito: prolungare la Sua opera di salvezza e redenzione in mezzo ai fratelli più bisognosi e reietti.

Come è bello vedere che la luce nascosta della carissima Madre sta per brillare sul candelabro della Chiesa per illuminare non solo le sue suore ma anche tanti fratelli e sorelle nella fede che, grazie alla sua testimonianza, di riflesso ricevono da Lei la stessa Luce Divina!

Oggi Galatina si sente fiera di aver generato una sì grande figlia! Per questo l’intestazione di una via vuol essere un gesto di gratitudine nei suoi confronti, perché la Serva di Dio galatinese, con la sua luminosa testimonianza, contribuisce a tenere alto il nome di questa città al di fuori del territorio.

Ma questo attestato di affetto, per non restare solo un vanto, diventi per i suoi concittadini soprattutto uno sprone a seguire le sue orme di carità in un contesto sociale che tende a chiuderci in miopi interessi individualistici ed egoistici, privi della dimensione soprannaturale.

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